Dove Siamo - Coro Monte Alto ANA Rogno (BG)

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Dove Siamo



Come trovarci


Provenendo da Milano in direzione Bergamo uscire dall'autostrada a Seriate,  proseguire sulla Statale n. 42 costeggiando tutto il lago di Endine, seguire l'indicazione per Lovere quindi Rogno.

Provenendo da Verona in direzione Brescia uscire al casello di Brescia-Ovest, seguire le indicazioni per la Vallecamonica sulla Statale n. 510 costeggiando il lago d'Iseo fino a Pisogne e dopo circa 5 Km a Rogno

Provenendo  dalla alta Vallecamonica, seguire le indicazioni per Darfo Boario e dopo pochi chilometri si arriva a Rogno.



I LUOGHI DOVE SIAMO

Risalendo la SS.n°.42 del Tonale, da Bergamo verso la Vallecamonica, oltrepassati i paesi di Lovere e Costa Volpino si entra nel territorio del Comune di Rogno. Posto sul confine orientale della provincia, è l’ultimo paese della bergamasca ed il suo confine ad est coincide con quello tra le Province di Bergamo e Brescia. L’estensione del territorio comunale copre 1559 ettari, prevalentemente montani, dei quali solamente 1/5, che corrisponde alla piana alluvionale del fiume Oglio, è pianeggiante. L’escursione altimetrica va dai 150 m.slm del corso del fiume, ai 215 m.slm del capoluogo Rogno, delle frazioni Rondinera e Bessimo, ai 326 m.slm della frazione Castelfranco, ai 790 m.slm di San Vigilio, agli 830 di Monti, per toccare i 1720 m.sls del MONTE ALTO e poi i 1880 m.slm della vetta del monte Pora.


CURIOSITA’ STORICHE SUL PAESE

   Alcune curiosità storiche legate al Comune lo vedono citato con il nome di Castrofranco oppure di Castello et Montibus negli atti di ricognizione confinari del comune di Costa Volpino del 1456. Quale comune di confine rimane sotto la giurisdizione della città di Brescia sino alla fine del 700. Nel 1798 viene aggregato al distretto di Pisogne del Dipartimento dell’Adda e dell’Oglio. Nel 1805 lo troviamo, unitamente a tutta la Vallecamonica, inserito nel Dipartimento del Serio e sotto la giurisdizione di Bergamo. Nel 1809 la ristrutturazione degli assetti Comunali lo aggrega a Darfo dal quale riconquista l’autonomia nel 1816. Mantiene il toponimo Rogno sino al 1859, anno nel quale lo ritroviamo citato come Castelfranco di Rogno. Anche la sede Comunale aveva ubicazione nell’attuale frazione. Il nome del paese rimane tale sino al 1912 quando il sindaco di allora rivolge esplicita domanda al Ministero dell’Interno a Roma per escludere da nome la parola Rogno ed inserire Camuno, cambiando la dicitura del Comune in Castelfranco Camuno. A suffragio di tale cambiamento si adducono i conteggi della popolazione che davano 742 abitanti tra Monti, Castelfranco e San Vigilio, contro i soli 470 di Rogno. Ritroviamo il paese nuovamente citato con il nome Rogno nel 1921 anno in cui anche la sede Comunale torna nell’attuale capoluogo.


LA PREISTORIA

L’ingresso delle prime popolazioni nella nostra zona avviene in corrispondenza dei profondi mutamenti climatici che mitigano il clima alpino. Questo periodo, chiamato PREBOREALE, può essere collocato all’incirca 7000 anni avanti Cristo. I motivi che hanno spinto queste popolazioni mesolitiche ad infiltrarsi in valle, abbandonando la pianura che li aveva ospitati sino a che i ghiacci occupavano le vallate, erano essenzialmente legati all’abbondanza di selvaggina presente, ma soprattutto di frutti spontanei, risorse di una natura allora ricchissima. I reperti ossei di fauna restituiti dallo scavo sul Coren Pagà (un' enorme blocco roccioso staccatosi dal soprastante costone di montagna e scivolato a valle per poche decine di metri, che ora si erge isolato sul fianco della montagna), appartengono sia a specie domestiche che a specie selvatiche, testimoniando, unitamente alla grande varietà di reperti fittili di vasellame e ceramiche antiche, e litici quali macine e macinelli, la presenza dell’uomo anche nel periodo successivo della grande trasformazione Neolitica. Di questo periodo è la specializzazione nella costruzione di armi da getto, soprattutto arco e frecce, ma la caratteristica principale è quella della costruzione di strutture abitative di tipo fisso per lo svernamento. Sul pianoro sommitale dello spuntone stesso, ma anche lungo la via d’accesso si sono rinvenute tracce di queste opere relative a due o tre capanne di paglia ed argilla e recinti per parte degli animali domestici. Queste popolazioni piantano frumento primitivo, allevano erbivori, continuano a scheggiare la selce per produrre frecce, lamette e raschiatoi, levigano la pietra per ottenerne asce e strumenti vari, producono e cuociono un bella ceramica. Molti reperti di tale attività sono stati ritrovati nelle varie campagne di scavo in territorio di Rogno, e non solo sul Coren Pagà, a dimostrazione del primo piccolo nucleo preistorico abitato. La maggior parte dei reperti ceramici rinvenuti è ascrivibile alla cultura dei Vasi a Bocca Quadra.


LA CONOSCENZA DEI METALLI

    All’inizio del III° millennio a.C. un nuovo mutamento si affaccia all’orizzonte con l’introduzione della conoscenza dei metalli. Nell’Età del Rame, ma ancor di più in quella del Bronzo, il metallo diviene simbolo di ricchezza. E’ di questo periodo la comparsa dei cosiddetti “ripostigli”, piccoli nascondigli nelle vicinanze del villaggio nei quali sono sepolti oggetti metallici ma pure scorte di materiali, anche rotti, da rifondere. Tracce di una di queste strutture è stata rinvenuta pure sul Coren Pagà. Un forte balzo in avanti avviene con la scoperta del ferro, ed in questo caso sia la valle che Rogno hanno consolidate tradizioni legate anche alla facilità di trovare giacimenti del minerale in zone relativamente vicine.


L’AVVENTO DEI ROMANI

    Questi entrano in valle nel 16 avanti Cristo dopo svariati anni di tentativi falliti di sottomettere i fieri Camuni. Anche in questo frangente Rogno ha svolto una funzione di primaria importanza. La sua posizione geografica, prima terra asciutta della valle, favori sicuramente un insediamento militare romano. Fotografie all’infrarosso  effettuate nel 1990 hanno permesso di individuare, a valle della Parrocchiale in località Casel del Barca, i moli di un porto di notevoli dimensioni. La famosa Lapide di Druso indica sicuramente la presenza a Rogno di un centro amministrativo, mentre la lapide murata sul campanile e dedicata ad un sacerdote del culto di Cesare testimonia la probabile presenza di un grande tempio. Tutto ciò lascia presumere che Rogno fosse sede di un Pagus con dominio sulla parte di Valle conquistata.



LE INVASIONI BARBARICHE

    Nel 401 d.C. le prime orde di barbari si affacciano in Italia, Rogno e la Valle non vengono direttamente toccati, questi popoli attratti soprattutto dalla ricchezza distruggono le città di pianura, come Brescia, proseguono per Roma e la saccheggiano. Nel 568 d.C. i Longobardi entrano e si sistemano in Italia sovrapponendosi alla popolazione locale anche nella nostra zona. Sul Coren ed in paese reperti di questa epoca si sono rinvenuti in forma di fibbie e foderi di pugnale in bronzo ma soprattutto nella parte di facciata più antica della Pieve. Il monumento, databile fine VII° secolo (600 d.C.) è di grande importanza storica perché rappresenta il primo ed inconfutabile documento della presenza del Cristianesimo in Valle. La presenza della Pieve rendeva Rogno di certo un centro spirituale ed amministrativo della zona, quindi sede di Curia e del rappresentante del Duca che riscuoteva pure le tasse.


IL MEDIOEVO E LE LOTTE TRA GUELFI E GHIBELLINI

    Sconfitta l’egemonia Longobarda, Carlo Magno richiamato da Papa Leone II°, nel 774 dona la Vallecamonica ai monaci del monastero di Tours, che ne sono pure investiti delle decime e rendite. I Franchi inoltre, compresero pure l’importanza che il clero rivestiva e iniziarono l’inserimento in esso di elementi della loro nobiltà. Questo fatto provocò una cambiamento dei servigi offerti al popolo dalla Pieve che, da dispensatrice di  aiuto e di perdono cristiano, diviene un ente di controllo sul lavoro del popolo con funzione di riscossione delle tasse, pagate  sotto forma di decime, necessarie al mantenimento del nobile che a sua volta ne scaricava una parte all’imperatore. E’ in questo periodo che iniziano a comparire le nobili famiglie dei vari feudatari che domineranno la zona e tra queste una in particolare: I Federici. L’11 aprile del 1064, giorno di Pasqua, un violento terremoto distrusse la valle e Brescia. Questo evento non fu il solo a rappresentare la causa della decadenza di Rogno e della sua Pieve, la naturale opera di terrazzamento a nord, ed il tracimamento delle acque dell’Oglio a sud, portarono ad un  progressivo abbassamento del livello del lago ed al prosciugamento di parte della bassa valle. Il porto di Rogno, non più raggiungibile da grosse imbarcazioni, perde importanza e l’asse del paese si sposta sulla via di comunicazione che lo attraversa. Una famiglia che seppe certamente approfittare di questi eventi fu quella dei Federici, che smontarono l‘amministrazione della  Pieve di Rogno trasferendola a Montecchio, sede di un loro castello, lasciando a Rogno un subalterno con mansioni di riscossione di decime. Nel 1222 un secondo violentissimo terremoto che interessò tutto il territorio ridistruggendo quanto era stato ricostruito a Rogno. La chiesa vene nuovamente colpita ed il paese stesso non si riprese più. E’ a causa di tale situazione che gli abitanti di Rogno, associatisi a quelli di Volpino, Fano (antico nome di S,Vigilio) e Monti, inoltrano richiesta al comune di Brescia affinchè concedesse autorizzazione alla costruzione di un nuovo paese, in luogo più sicuro, e soprattutto esente da tasse ed obblighi vari. Nel 1255 l’autorizzazione viene emanata ed ecco sorgere un nuovo borgo, in zona franca, sito sulla “GRANDE ROCCIA BIANCA” (le cave di gesso), con la concessione di costruirvi due mulini e la possibilità di tenere un mercato settimanale. Questo documento, fortunatamente conservato, costituisce l’atto ufficiale di fondazione del paese di Castelfranco.

=> Notizie fornite e curate dal prof. Flavio Salvini,
autore di vari libri sulla storia di Rogno e del suo territorio.


 
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